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Qui scoprono che un armadio è in realtà una porta (Stargate? almeno...) per un'altra dimensione. Narnia, appunto. Paese semi incantato (come gli spettatori. Ah, no: quelli erano appisolati...), dove ovviamente i quattro fratelli sono attesi da cent'anni perché il tutto rientra - ovviamente - in una profezia. Ovviamente. E ovviamente questi fanno la guerra a fianco di non ben precisati mostriciattoli e animali parlanti (evitiamo di commentare il doppiatore del leone, per favore... capito Dario?) e ovviamente non starò qui a dire se alla fine ovviamente vinceranno oppure, meno ovviamente, no. Mica svelo i finali dei film, io. Insomma ti rialzi dalla poltrona dopo due ore e tot minuti e ti chiedi: «Ma quale diavolo è il significato di quello che ho appena visto?».
Forse troppo profondo per essere compreso con siffatta tempestività? Mah... Poi quando ti guardi intorno e scopri che tutti si stanno chiedendo la stessa cosa, ti senti un po' meno fuori luogo. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che il cinema in questione - non facciamo pubblicità, per l'amor del cielo (è il multisala Ariston di Treviglio) - aveva dei seri, serissimi, troppo gravi problemi nell'impianto audio, il risultato è che forse era meglio stare a casa. Tanto l'armadio ce l'ho anche qui in camera. Mi manca il leone, ma posso sostituirlo con il mio gatto Birillo (che un po' gli assomiglia), e pure la strega. Beh però di queste, in giro, ce ne sono fin troppe!...
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