giovedì 29 marzo 2007

Romanticismo addio...

martedì 27 marzo 2007

Occhio alle bufale on line

Web: Attivissimo lo «scova-bufale»
Il «cacciatore» di false notizie in Internet
racconta cosa c'è dietro le burle digitali

Da cinque anni si occupa di bufale. Non di mozzarelle, bensì di false notizie che circolano in internet e con le quali vengono ingannate migliaia di persone. Paolo Attivissimo, 44 anni, nativo del Regno Unito, abita a Lugano, in Svizzera. Dal 1994 affianca alla sua attività di traduttore tecnico quella di giornalista e autore di libri di informatica. Paolo Attivissimo: un nome, un curriculum. Basta guardare il suo sito «www.attivissimo.net», per capire che si dà parecchio da fare.
Quando ha iniziato e come mai ha deciso di dedicarsi alle bufale? Le sta così a cuore la verità?
«Ho iniziato nel 2002 in maniera del tutto involontaria: mi capitava spesso di ricevere dai lettori dei miei libri e articoli richieste di chiarimenti sulle storie strane che giravano in Internet. Notando che le storie erano più o meno sempre le stesse, pubblicai una paginetta web che le raccontasse, in modo da poterla indicare a chi mi chiedeva ragguagli senza dover spiegare tutto da capo ogni volta via mail. Mi ritrovai così sommerso di richieste di indagine su altre storie, per cui alla fine, invece di semplificarmi la vita, che era il mio scopo originale, me la sono piacevolmente complicata».
Dunque lei è curioso?
«Sì, sono un curioso: sin da bambino facevo disperare i miei genitori perché smontavo tutto quello che mi stava a tiro per scoprire cosa c'era dentro. La curiosità di sapere e capire mi è rimasta e le bufale sono un terreno d'esplorazione affascinante: portano a storie strane e intriganti, rivelano moltissimo sulla psicologia delle persone e mi permettono anche di svelare truffe e tentativi di disinformazione che possono risultare molto dannosi. Inoltre posso aiutare ad autenticare gli appelli per le persone realmente bisognose (spesso si tratta di bambini malati) e scremarli dai tanti appelli-truffa che appestano la rete. Mi piace rendermi utile, nel mio piccolo».
Spesso chi naviga in internet ha l'impressione che non tutto quello che legge sia vero. Prima di rivolgersi a lei, come si può fare – di primo acchito – a capire se si sta incappando in una bufala oppure no? Quali sono gli indizi da non lasciarsi mai sfuggire?
«La prima cosa è esaminare l'appello a mente fredda. Una bufala o una truffa di successo gioca infatti sull'emozione che provoca. Il messaggio ha senso? Contiene contraddizioni interne? È troppo bello per essere vero? Ci chiede soldi o dati personali, o ci invita a inoltrarlo a tutti quelli che conosciamo? In generale, più è drammatico l'appello, meno è probabile che sia autentico, anche se ci sono eccezioni. È vitale non fidarsi del fatto che proviene da un nostro conoscente, perché anche lui si è fidato di un suo conoscente, e così via, e nessuno ha fatto alcun controllo, in una pericolosa catena di falsa autorevolezza. Anche le "firme" di enti o autorità in fondo ai messaggi sono spesso fasulle o aggiunte involontariamente. La cosa migliore da fare è immettere in Google le parole chiave del messaggio (nomi, luoghi, frasi insolite) e vedere cosa salta fuori. Molti di questi appelli circolano già da tempo e sono quindi documentati dai tanti siti antibufala internazionali presenti su internet».
Qual è stata la prima bufala che ha smascherato?
«Correva l'anno 1994, internet era appena sbarcata in Italia per il grande pubblico e già circolava l'appello per Craig Shergold, un bambino inglese affetto da tumore al cervello, che prima di morire voleva entrare nel Guinness dei primati con il record di cartoline d'auguri ricevute. L'appello aveva un fondo di verità ma era scaduto: il bambino esisteva davvero, ma era stato curato ed era perseguitato da montagne di cartoline da tutto il mondo. Superarono i cento milioni prima che smettessero di contarle. Le cartoline intasarono gli uffici postali e fecero disperare gli ospedali indicati nell'appello. Il Guinness eliminò la categoria di record per cercare di porre freno alla valanga, ma invano. Se stimiamo un euro per ogni cartolina e relativa affrancatura, per quest'appello sono stati buttati via oltre cento milioni di euro.
Fino a oggi quante bufale ha scoperto?
«Ho perso il conto, francamente, ma sono circa duecento, e ogni settimana se ne aggiunge almeno una».
Qual è, invece, la bufala che l'ha maggiormente colpita e perchè?
«Mi ha stupito l'esplosione delle teorie di complotto riguardanti gli attentati dell'11 settembre 2001. Me ne occupai all'epoca, quando un francese, Thierry Meyssan, creò un sito per pubblicizzare il proprio libro che affermava che nessun aereo aveva in realtà colpito il Pentagono. Un successo commerciale spettacolare (un milione di euro di diritti d'autore), che diede la stura a tutto un business di bufale molto remunerative. Insieme agli esperti di settore, ho controllato oltre 70 teorie di complotto e presunte "prove", e tutte sono risultate false. A volte per errore d'interpretazione, ma più spesso per malizia finalizzata alla vendita di libri, dvd e gadget. Il complottismo è un business mascherato da "ricerca della verità"».
È complicato verificare se una notizia che le arriva è o meno una bufala?
«Di solito no: basta una ricerca in Google con le parole chiave giuste. Leggendo l'elenco delle indagini, è facile acquisire un certo "fiuto" nel settore, perché gli schemi sono piuttosto ripetitivi. C'è sempre di mezzo la leva dell'emozione: positiva o negativa, ma pur sempre emozione mirata a far mettere da parte il buon senso. È come assistere a un numero di un prestigiatore quando si conosce il trucco: si diventa immuni al facile stupore, ma si apprezza la bravura e la tecnica d'esecuzione. E alcune truffe e bufale sono fatte davvero con arte».
Le è mai capitato di prendere lei una cantonata, ovvero di trovarsi davanti a un fatto talmente assurdo da essere, alla fine, vero?
«Finora no, ma è inevitabile che prima o poi mi capiti. Ci sono andato vicino: nel 2002, quando il governo italiano propose un aumento dell'8.000% di una "tassa antipirateria" sui cd vergini, circolò in internet un allarme-petizione che inizialmente presi per falso. La notizia di una tassa applicata a titolo preventivo, perché sono tanti coloro che usano i cd vergini per copiarvi musica o film, mi sembrava talmente demenziale (come dare la multa a tutti gli automobilisti perché tanti commettono infrazioni) che ci volle la conferma degli esperti di settore per convincermi. La tassa esiste tuttora».
Ammetterà che il «cacciatore di bufale» non è un lavoro tanto frequente. Per fare un paragone fumettistico, ricorda un po' l'«indagatore dell'incubo», unico al mondo a fare quel lavoro: ma Dylan Dog, pur essendo un fumetto, lamenta spesso di non essere preso sul serio. A lei è mai capitato?
«No, anzi, il mio problema è che molti pensano che io sia in grado di indagare sui misteri più incredibili. Altri, specialmente i complottisti, pensano addirittura che io sia un agente della Cia che comanda infiltrati nelle redazioni di tv e giornali. Mi prendono fin troppo sul serio, ma in realtà sono semplicemente un giornalista con un po' di esperienza d'indagine informatica, assistito da esperti nei vari settori di volta in volta interessati».
Nel suo sito dice che è ghiotto solo di pizza e focaccia. Un modo per far capire che fa tutto questo gratis. Ma di cosa vive?
«Mi mantengo con un lavoro assolutamente non interessante ma abbastanza ben remunerato, ovvero faccio il traduttore di brevetti, e poi con i libri che scrivo e con le consulenze per radio e televisioni. Le donazioni dei lettori, inoltre, aiutano non poco a pagare le bollette dei servizi internet che uso per le mie indagini e mi permettono di dedicare più tempo alla pubblicazione di testi liberamente scaricabili e distribuibili, non solo sulle bufale ma anche sulla sicurezza informatica e i diritti dei consumatori su Internet».
C'è chi dice che l'uomo non è mai stato sulla Luna, altri che l'11 settembre è stato tutto un complotto organizzato dagli Stati Uniti. Viviamo in un periodo di così grandi incertezze? Come diceva «l'uomo che fuma» di X-files, non ci si deve fidare più di nessuno?
«Io uso il cosiddetto "principio di Belzebù": se un venditore di Bibbie mi dice che ha visto Belzebù e mi propone di comperare un Bibbia per difendermi dal demonio, dubito che stia dicendo disinteressatamente la verità. Se la stessa cosa mi viene detta da un ateo con imbarazzo, la considero più affidabile. Ma la verifica si fa sempre lo stesso. In generale, conviene diffidare di chi ha convenienza a farci credere qualcosa e cercare fonti non interessate. L'arma principale è il buon senso, sostenuto dalla conoscenza della materia, in genere scientifica. Il buon senso è sufficiente per farci capire che le teorie sull'11 settembre, con grattacieli demoliti di nascosto e aerei fantasma che fanno finta di colpire il Pentagono, sono complicazioni assurde. Nessun cospiratore farebbe un piano così stupido. Lo stesso vale per la Luna. Il rischio di essere smascherati, di avere una talpa che confessa, sarebbe inutilmente alto».
Su attivissimo.net parla anche delle cosiddette «catene di Sant'Antonio». D'altronde, a chi non ne è arrivata almeno una in posta elettronica e chi non si è mai chiesto chi possa aver perso tanto tempo per realizzarla e soprattutto perché. Lei si è dato una risposta?
«Le catene di questo genere nascono soprattutto per buona fede mal riposta, per disinformazione intenzionale e per il gusto della burla. In alcuni casi è stato possibile risalire all'autore, con risultati sorprendenti. A volte le catene nascono addirittura, e mi spiace dirlo, dalle redazioni dei giornali più blasonati, che non controllano bene le notizie, sedotti dalla fame di scoop, come nel caso del seno al silicone che esplode in aereo, della tragedia dello Shuttle Columbia o delle foto satellitari del grande blackout italiano del 2003. È indispensabile una maggiore attenzione, altrimenti si rischia di creare sfiducia generale».
Fabio Conti
(da L'Eco di Bergamo)

domenica 18 marzo 2007

ICE

Il buon Fil, oltre ad avermi dato una mano a scegliere il nuovo cellulare (mandando automaticamente in pensione il vecchio Nokia), mi ha segnalato questa iniziativa, di indubbio interesse:

domenica 4 marzo 2007

Dedicata a Fil

Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra,
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra,
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra,
quasi tutte le canzoni son di destra
se annoiano son di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra,
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra,
il concerto dello stadio è di sinistra
mentre i prezzi sono un po' di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

La patata per natura è di sinistra
spappolata nel purè è di destra,
la corsia del sorpasso è a sinistra
ma durante le elezioni è a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra,
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
son di merda più che sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia,
è la passione, l'ossessione della tua diversità
che al momento dove è andata non si sadove non si sa
dove non si sa.

Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra,
quasi sempre il mal di testa è di destra
la colite invece è di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

La tangente per natura è di destra
col permesso di chi sta a sinistra,
non si sa se la fortuna sia di destra
ma la sfiga è sempre di sinistra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra,
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia
non so se è un mito del passato o un'isteria,
è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è
se c'è chissà dov'è.

Canticchiar con la chitarra è di sinistra
con il karaoke è di destra,
i collant sono quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

La risposta delle masse è di sinistra
col destino di spostarsi a destra,
son sicuro che il bastardo è di sinistra
mentre il figlio di puttana è a destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra,
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra,
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...

Destra-sinistra
Destra-sinistra
Destra-sinistra

Basta!

(G.Gaber, 1994)

Red Moon



Si potrà rivedere soltanto tra 19 anni il fenomeno della cosiddetta "luna rossa", l'eclissi di luna che la scorsa notte ha fatto restare con il naso all'insù milioni di persone. Si vedeva in effetti bene, grazie a un cielo terso come non mai. Era evidente il colore rossastro del satellite terrestre.
Peccato che eventi del genere non si verifichino di frequente. In effetti, se così fosse, il fenomeno perderebbe tutto il suo fascino, un po' come il passaggio delle comete.