giovedì 27 aprile 2006

A proposito del "Codice da Vinci"

Sta per uscire nelle sale il "Codice da Vinci". Visto che mi pare stiano circolando notizie piuttosto approssimative a proposito di una presunta verità storica contenuta nell'omonimo libro, riporto parte del discorso che padre Raniero Cantalamessa ha tenuto nella Basilica di San Pietro lo scorso Venerdì Santo.
“Verranno giorni in cui non si sopporterà più la sana
dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si
circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto
alla verità per volgersi alle favole” (2 Tim 4,3-4).

Questa parola della Scrittura –soprattutto l’accenno al
prurito di udire cose nuove - si sta realizzando in modo nuovo e impressionante
ai nostri giorni. Mentre noi celebriamo qui il ricordo della passione e morte
del Salvatore, milioni di persone sono indotte da abili rimaneggiatori di
leggende antiche a credere che Gesú di Nazareth non è, in realtà, mai stato
crocifisso.

“È una costatazione poco lusinghiera per la natura umana,
scriveva anni fa il più grande studioso biblico della storia della Passione,
Raymond Brown: quanto più fantastico è lo scenario immaginato, tanto più
sensazionale è la propaganda che riceve e più forte l’interesse che suscita.
Persone che non si darebbero mai la pena di leggere un’analisi seria delle
tradizioni storiche sulla passione, morte e risurrezione di Gesú, sono
affascinate da ogni nuova teoria secondo cui egli non fu crocifisso e non morì,
specialmente se il seguito della storia comprende la sua fuga con Maria
Maddalena verso l’India [o verso la Francia, secondo la versione più
aggiornata]…Queste teorie dimostrano che quando si tratta della Passione di
Gesú, a dispetto della massima popolare, la fantasia supera la realtà, ed è,
ahimè, anche più redditizia” [1].

Si fa un gran parlare del tradimento di Giuda e non ci si
accorge che lo si sta rinnovando. Cristo viene ancora venduto, non più ai capi
del sinedrio per trenta denari, ma a editori e librai per milioni di dollari …
Nessuno riuscirà a fermare quest’ondata speculativa, che anzi registrerà presto
un’impennata con l’uscita di un certo film, ma essendomi occupato per anni di
Storia delle origini cristiane sento il dovere di attirare l’attenzione su un
equivoco madornale che è al fondo di tutta questa letteratura pseudo-storica.
I vangeli apocrifi di Tommaso, di Filippo, di Giuda, sui quali ci si appoggia e che vengono presentati come scoperte sensazionali dei nostri giorni sono testi da sempre conosciuti, in tutto o in parte. Sono scritti del II-III secolo con i quali neppure gli storici più critici e più ostili al cristianesimo hanno mai pensato, prima d’oggi, che si potesse fare della storia. Sarebbe come se fra qualche secolo si pretendesse ricostruire la storia attuale basandosi sui romanzi scritti nella nostra epoca.
L’equivoco di cui parlavo consiste nel fatto che si utilizzano questi scritti per far dire loro esattamente il contrario di quello che intendevano. Essi fanno parte della letteratura gnostica. Per la gnosi il mondo materiale è una illusione, opera di un Dio cattivo o inferiore; Cristo non è morto sulla croce, per il semplice motivo che non aveva mai assunto, se non in apparenza, un corpo umano, essendo questo indegno di Dio (docetismo); se in uno di tali scritti, di cui si è fatto gran parlare nei giorni scorsi, egli stesso ordina a Giuda di tradirlo è perché – tipico tema gnostico - alla sua morte, lo spirito divino che è in lui potrà finalmente liberarsi dell’involucro della carne e risalire al cielo. La donna si salverà solo se il “principio femminile” (thelus) da essa impersonato, si trasformerà nel principio maschile, cioè se cesserà di essere donna [2]. La setta dei manichei non si sbagliava nel fare di questi vangeli le proprie scritture canoniche.

La cosa buffa è che oggi c’è chi crede di vedere in questi scritti l’esaltazione del principio femminile, della sessualità, del pieno e disinibito godimento di questo mondo materiale, in polemica con la Chiesa ufficiale che, con spirito manicheo, avrebbe sempre conculcato tutto ciò! Lo stesso equivoco che si nota a proposito della dottrina della reincarnazione. Presente nelle religioni orientali come una punizione dovuta a precedenti colpe e come la cosa a cui si anela a porre fine con tutte le forze, essa è vista in occidente come una meravigliosa possibilità di tornare a vivere e a godere indefinitamente di questo mondo.
Sono cose che non meriterebbero di essere trattate in questo luogo e in questo giorno, ma non possiamo permettere che il silenzio dei credenti venga scambiato per imbarazzo e che la buona fede (o la dabbenaggine?) di milioni di persone venga grossolanamente manipolata dai media, senza alzare un grido di protesta in nome non solo della fede, ma anche del buon senso e della sana ragione. È il momento, credo, di riascoltare l’ammonimento di Dante Alighieri:
“Siate, Cristiani, a muovervi più gravi:non siate come penna ad ogni vento,e non crediate ch'ogni acqua vi lavi.
Avete il novo e 'l vecchio Testamento,e 'l pastor de la Chiesa che vi guida;questo vi basti a vostro salvamento…Uomini siate, e non pecore matte ” [3].

martedì 25 aprile 2006

Riflessione (triste)

Il pesce rosso ha un'autonomia di memoria di trenta minuti. Mi spiego: un pesce rosso può ricordarsi quello che ha fatto e provato fino a mezz'ora prima. Quello che ha invece fatto o provato da mezz'ora prima all'indietro, invece, non se lo ricorda più. Dunque se il pesce rosso nell'ultima mezz'ora ha avuto fame, pensa di aver avuto fame per tutta la vita. Se nell'ultima mezz'ora è stato invece felice, crede di essere sempre stato felice. Se invece nell'ultima mezz'ora sta per morire, un pesce rosso pensa di aver trascorso tutta la vita nell'imminenza della morte. Quindi, se ci pensiamo, un pesce rosso trascorre tutta la vita pensando di essere in procinto di morire...

lunedì 24 aprile 2006

Nuovo mito personale

Lettrici e lettori del blog,
vi comunico che da ieri sera
ho un nuovo mito personale!
In anteprima vi mostro la foto:

domenica 16 aprile 2006

Buona Pasqua

«Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”. Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura».
(Marco, 16,1-8)
«Non abbiate paura»
(Giovanni Paolo II)

venerdì 14 aprile 2006

Venerdì Santo

Un giorno avevo il vento
che mi accompagnava su una tegola
A volte sono solo e mi spavento,
cosa cì fanno due piccioni in una favola?
Se tutti quanti lo sanno, ma hanno paura
che l'amore è un inganno...
(la foto l'ho scattata ieri pomeriggio dal terrazzo di casa)

sabato 8 aprile 2006

Buon viaggio Tommy

«Fate che il mio sacrificio non si perda nell'oblio,
fate che il mio sacrificio sia utile ai vostri cuori,
fate che il mio sacrificio vi renda consapevoli
della sacralità della vita umana,
con cui non si può giocare... e a me piaceva molto giocare»

giovedì 6 aprile 2006

Ragazze dell'Est

Dieci anni fa mi trovavo a Praga. Non ho mai dimenticato quel clima così strano, misto di nostalgia e voglia di cambiare. Una città triste, ma proprio per questo affascinante. Quei lampioni arancio, quelle sere così silenziose, quei viali così nomadi. E soprattutto lo sguardo dolce e profondo delle ragazze, le ragazze dell'Est.


Nei mattini pallidi ancora imburrati di foschia
risatine come monete soffiate nei caffè
facce ingenue appena truccate di tenera euforia
occhi chiari laghi gemelli occhi dolci amari...
Io le ho viste
fra cemento e cupole d'oro che il vento spazza via
sotto pensiline che aspettano il sole e il loro tram
coprirsi bene il cuore in mezzo a sandali e vecchie camicie fantasia
e a qualcuno solo e ubriaco che vomita sul mondo
Io le ho viste
portare fiori e poi fuggire via
e provare a dire qualcosa in un italiano strano
io le ho viste coi capelli di sabbia raccolti nei foulard
e un dolore nuovo e lontano tenuto per la mano
Io le ho viste
che cantavano nei giorni brevi di un'idea
e gomiti e amicizie intrecciati per una strada
io le ho viste stringere le lacrime di una primavera che non venne mai
volo di cicogne con ali di cera
Ancora io le ho viste
far la fila con impazienza davanti ai gelatai
quando il cielo stufo d'inverno promette un po' di blu
piccole regine fra statue di eroi e di operai
lievi spine d'ansia nei petti rotondi e bianchi
Io le ho viste
eccitate, buffe e sudate per la felicità
negli alberghi dove si balla gridare l'allegria
e bere birra e chiudere di fuori la solita neve e la realtà
e ballare alcune tra loro e ballare e poi ballare
Le ho viste
nelle sere quando son chiuse le fabbriche e le vie
sulle labbra vaghi sorrisi di attesa e chissà che
scrivere sui vetri ghiacciati le loro fantasie
povere belle donne innamorate d'amore e della vita
le ragazze dell'Est

mercoledì 5 aprile 2006

Complimenti!

Approfitto di questo spazio che la grande rete mi concede, per farti i miei personali complimenti per la laurea! Naturalmente spero di non aver mai bisogno personalmente di quanto hai faticosamente imparato (seguono gesti apotropaici...). Complimenti Annalisa! E grazie per la festa (e la torta...)...

domenica 2 aprile 2006

Grazie

È passato esattamente un anno. Ma quel "flash" Ansa me lo ricordo come fosse ora. "Il Papa è morto". Una frase brevissima, tanto amara nella sua freddezza, ma altrettanto ricca di significato. Quel grande uomo che era stato Karol Wojtyla se n'era andato per sempre. L'uomo, appunto, se n'era andato da questo mondo. Ma non la persona, quello che Papa Giovanni Paolo II ha fatto nei suoi lunghi anni di pontificato. Soprattutto il suo insegnamento, quello di "non avere paura", nemmeno di fronte alla morte, come ha esemplarmente fatto anche lui. Ma non avere paura in generale, per far prevalere l'amore all'odio. In ogni piccola cosa che si fa. Un insegnamento che il mondo non ha dimenticato: lo testimoniano le migliaia di persone che oggi si sono riversate in piazza San Pietro. Questo Papa non è stato dimenticato e difficilmente lo sarà. Sia per il suo spessore storico senza precedenti, sia - e secondo me è un aspetto altrettanto rilevante - per il messaggio interiore che ha saputo infondere a tutte le persone, forse per primi i giovani. Proprio tra i giovani ho avuto la fortuna, nel 1997, di essere accanto al Santo Padre: mi è passato di fronte sulla "papamobile" bianca, per un istante il suo sguardo ha incrociato il mio. L'emozione è stata forte e in quel momento non capivo perché. L'ho capito il 13 settembre scorso, quando ho fissato il marmo della sua tomba nelle grotte vaticane. L'emozione è stata la stessa e solo in quel momento il messaggio mi è stato chiaro. Se l'amore è davvero grande, allora può davvero andare oltre la morte. Grazie, grande Papa e grande uomo. Come ho scritto un anno fa, non ti avrei dimenticato. E così è stato.

sabato 1 aprile 2006

Tramonto sul lago Gerundo