domenica 21 maggio 2006

Nuove mode

venerdì 19 maggio 2006

Gazza ladra non andare via...


Vi mostro come sempre in anteprima mondiale la foto della piccola gazza ladra che ieri pomeriggio è atterrata sul terrazzo di casa mia. Probabilmente era impegnata nel volo inaugurale, ma qualcosa dev'essere andato storto. Era accompagnata dalla madre, che ha svolazzato per quasi un'ora sopra la casa, con atteggiamento piuttosto minaccioso. La gazza ha cercato diverse volte di superare il muro del terrazzo e tornare a volare, ma non c'è stato niente da fare: le sue ali erano troppo deboli. Così mi sono dovuto improvvisare salvatore di gazza ladra, anche con la collaborazione di Luna, che tra l'altro è stata la prima a segnalare la presenza dell'intruso sul terrazzo: dopo diversi tentativi, sono riuscito a prendere la gazza (e nel frattempo anche a fotografarla). Il simpatico uccelletto - ribattezzato Tiffany (un po' per l'assonanza con il termine ladro inglese, thief appunto) - è stato affidato a un conoscente che lo potrà accudire. Quindi, tranquilli, non è finita e non finirà in padella!

giovedì 18 maggio 2006

Continuiamo a farci del male...


lunedì 15 maggio 2006

domenica 14 maggio 2006

Visti da lassù


Non so se avete già avuto modo di osservare il nuovo sistema mappe di Google (http://maps.google.com/). La zona di Treviglio (non tutta in verità) è tra quelle già realizzate con un livello di zoom davvero incredibile: in pratica si possono vedere dal satellite addirittura delle auto posteggiate nella piazza davanti all'ex Upim, per fare un esempio. Alcune aziende, invece, hanno probabilmente vietato di essere "visibili" dall'alto perché i loro insediamenti sono "oscurati". Adesso mi sto tirando matto per capire dove, nel momento in cui è stata realizzata la mappa (mi pare circa due mesi fa, stando ai riferimenti visivi), avevo posteggiato la Bravo. In pratica in questo modo si possono vedere case e addirittura automobili e quanto altro in qualsiasi parte del mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, ci sono già vaste zone dove si può utilizzare il livello massimo di zoom: vi assicuro che la sensazione è davvero unica. Ecco qui sopra come si vede nello zoom massimo il centro di Treviglio: sembra che nei prossimi mesi ci sarà anche un livello di zoom ancora più dettagliato anche da noi. Si vedranno anche le persone? Inquietante, ma interessante!

Uomini persi

anche chi dorme in un angolo pulcioso
coperto dai giornali le mani a cuscino
ha avuto un letto bianco da scalare
e un filo di luce accesa dalla stanza accanto
due piedi svelti e ballerini a dare calci al mare
nell'ultima estate da bambino
piccole giostre con tanta luce e poca gente
e un giro soltanto

anche questi altri strangolati da cravatte
che dentro la ventiquattrore portano la guerra
sono tornati con la cartella in braccio al vento
che spazza via le foglie del primo giorno di scuola
raggi di sole che allungavano i colori sugli ultimi giochi
tra i montarozzi di terra
e al davanzale di una casa senza balconi
due dita a pistola

anche quei pazzi che hanno sparato alle persone
bucandole come biglietti da annullare
hanno pensato che i morti li coprissero
perché non prendessero freddo e il sonno fosse lieve
hanno guardato l'aeroplano e poi l'imboccano
e son rimasti così senza inghiottire e né sputare
su una stradina e quattro case in una palla di vetro
che a girarla viene giù la neve

anche questi cristi caduti giù senza nome e senza croci
son stati marinai dietro gli occhiali storti e tristi
sulle barchette coi gusci delle noci
e dove sono i giorni di domani le caramelle ciucciate nelle mani
di tutti gli uomini persi dal mondo
di tutti i cuori dispersi nel mondo

quelli che comprano la vita degli altri
vendendogli bustine e la peggiore delle vite
hanno scambiato figurine e segreti
con uno più grande ma prima doveva giurare
teste crollate nel sedile di dietro
sulle vie lunghe e clacksonanti del ritorno dalle gite
e un po' di febbre nei capelli
ed una maglia che non vuole passare

e i disperati che seminano bombe tra poveri
corpi come fossero vuoti a perdere
come se fossero pupazzi
seduti sui calcagni han rovesciato sassi
e un mondo di formiche che scappava
le voci aspre delle madri che li chiamavano
sotto un quadrato di stelle dentro i cortili dei palazzi
e la famiglia a comprare il cappotto nuovo
e tutti intorno a dire come gli stava

anche questi occhi fame di nascere per morir di fame
si son passati un dito di saliva sui ginocchi
e tutti dietro a un pallone in uno sciame
leggeri come stracci e dove fanno a botte
dove è un papà che caccia via la notte
di tutti gli uomini persi nel mondo
di tutti i cuori dispersi nel mondo

sabato 13 maggio 2006

Piccolo spazio pubblicità

venerdì 12 maggio 2006

Simpsons Test

A quale dei Simpsons assomigli di più?
Lo puoi scoprire con questo test:
(per la cronaca: io assomiglierei, stando al suddetto test, al signor Burns. Attendo smentite...)

GMG 1997

Ieri sera nella fiction su Giovanni Paolo II si sono viste alcune immagini della Giornata mondiale della gioventù che si è tenuta nel 1997 a Parigi: la foto qui sotto prova modestamente che c'ero anche io!...

Piccole cose

La vera felicità sta nelle piccole cose: una piccola villa, un piccolo yacht, una piccola fortuna...

giovedì 11 maggio 2006

L'infinito (on line)

Con il computer gli errori vengono (quasi) sempre sistemati e così degli scritti si ha sempre e solo la versione definitiva. E se il computer ci fosse stato anche all'inizio dell'Ottocento, forse oggi non potremmo guardare questo splendido manoscritto del grande Leopardi e capire che anche le opere più profonde non sono nate così, di getto, ma sono state apportate delle correzioni. Per arrivare, oserei dire, alla perfezione, alla bellezza e al genio. Va però anche detto che è grazie al computer e in particolare a Internet (www.bnnonline.it/biblvir/leopardi.htm) se oggi chiunque può guardare questo manoscritto:

Guarda che luna


Foto scattata l'altra sera dal terrazzo di casa mia, a Pontirolo Nuovo, con macchina fotografica digitale reflex Canon 350D, obiettivo AF 300 mm (nessuna elaborazione digitale).

martedì 2 maggio 2006

2001-2006

All'inizio pensavo sempre alla stessa immagine. Io che mi giro indietro, chissà poi perché, e ti guardo. Tu che alzi la mano destra dal letto e con gli occhi più che con la bocca mi sussurri ciao. Io sorrido e cammino nel corridoio dell'ospedale mentre la tua immagine scompare dietro la porta. Non sapevo in quell'indimenticabile istante che sarebbe stata l'ultima volta che mi salutavi, che vedevo i tuoi occhi aperti. Per mesi, forse anni ho ripensato a quel momento, al fatto che avrei potuto tornare indietro, dirti grazie per tutto. Dire qualsiasi altra cosa, pur di stare ancora lì con te per qualche secondo, qualche minuto, qualche ora. O anche non dire niente, stare lì per recuperare i momenti in cui non ti ero stato accanto. In cui la vita, questo strano lavoro o altre persone ci avevano tenuto lontano. Ma adesso ho capito.

Sono serviti cinque anni, ma alla fine anche io, cocciuto come sono sempre stato, ho capito. Che non sarebbero stati quei cinque minuti in più che avrei desiderato ma che non ci sono mai stati, non era quel saluto, lui stesso incosapevole di essere l'ultimo ma tanto dolce da diventare indimenticabile, a imprimersi nella pellicola della mia mente come il ricordo più caro di te. Col passare degli anni sono riaffiorati nell'album del mio passato alcuni momenti che mentre li vivevo mi apparivano come consueti, ma che invece adesso stanno assumendo un significato più prezioso. Le centinaia di disegni, le passeggiate in campagna, la camomilla della sera, le mattine in bici a Treviglio, per le quali mi preparavo come dovessi andare chissà a quale importante appuntamento. Adesso per andare a Treviglio ci metto sette minuti, in macchina. E nemmeno ci penso più. Ma non c'è più l'aria che mi fa volare indietro i capelli e anche i capelli sono decisamente di meno: so che sorrideresti leggendo questa frase, come sorridevi quella volta che ti dissi che quelle bistecche della mensa scolastica erano talmente sottili da sembrare delle fotocopie, non come quelle che mi facevi tu. Un altro momento che mi fa sorridere ancora adesso.

Ecco, proprio quei piccoli istanti di passato, più indietro nel tempo rispetto all'ultimo periodo così triste, stanno prendendo il sopravvento nella mia mente. Così adesso riesco a guardare la tua foto senza rattristarmi perché non ci sei più, ma pensando a quanto saresti, a quanto sei orgogliosa se faccio qualcosa secondo quei principi di rispetto degli altri, di umiltà, di dignità e di riservatezza che anche tu mi hai insegnato, dal primo all'ultimo momento. Il primo momento, appunto, quello in cui tu mi hai preso in braccio all'ospedale e mi hai guardato, ma dove io, neonato, non ti potevo ancora vedere. E quell'ultimo istante, in cui io vedevo te mentre ti coprivano il capo con il telo di lino e invece eri tu a non potermi più vedere.

All'inizio l'idea che non ti avrei più visto o parlato era per me incomprensibile. Poi ho capito che quello che conta è far tesoro dei momenti passati insieme. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di essere in quella sera d'agosto, quando guardavamo le stelle e tu mi dicevi che la vita era tanto bella, che ci sono tante piccole cose che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, che però non vediamo ma per le quali vale la pena di vivere. Mi piace pensare che questi pensieri, che chiunque può leggere in qualsiasi parte del mondo si trovi, da qualche altra parte li stia leggendo anche tu. Ma mi emoziona ancora di più immaginare che queste stesse frasi già le conoscevi prima ancora che le scrivessi.