venerdì 27 gennaio 2006

Quanta neve sta venendo giù, chi la fermerà?

Una panoramica di Pontirolo oggi pomeriggio:
Ed ecco com'era sommersa la povera Bravo:

martedì 24 gennaio 2006

Viva la pappa

domenica 22 gennaio 2006

Il Grande silenzio fa molto rumore

Silenzio. La gente in Germania fa la fila al cinema per vedere "Die Grosse Stille", quasi tre ore di ingombrante silenzio che sprofondano lo spettatore in un vasto regno di quiete: cullate dai ritmi millenari della vita di una clausura, le nostre ansie di devoti della Fretta lentamente si placano. Nei primi 20 minuti non si ode voce umana. Dei 160 che compongono il documentario, il "parlato" ne occuperà sì e no 2 o 3. Il regista, Philip Gröning, per girarlo ha dovuto immergersi cinque mesi nel silenzio di un monastero fra i più sobri e rigorosi, che affonda le sue radici nell'Europa senza confini medievale: ha atteso 16 anni il sì del Priore della Grande Chartreuse, vicino a Grenoble. Poi, nel '99, ormai quasi inaspettato, il permesso è arrivato: "Ora siamo pronti" gli ha detto semplicemente il monaco. Ad alcune condizioni però: che entrasse solo lui nella clausura, che se ne stesse zitto come tutti gli altri, non facesse interviste, non portasse con sé luci artificiali e alla colonna sonora non aggiungesse altra musica che il gregoriano che esce dalle labbra dei certosini.
Questo silenzio oggi è un boato: decine di migliaia di persone sotto Natale sono andate a vedere questo film, spingendolo in cima alle classifiche. Presentato a settembre a Venezia, sottotraccia nel chiasso dei media, in questi giorni sta sbarcando in America, al Sundance Film Festival, e verrà distribuito anche in Italia, da Metacinema. Pure la critica lo ha accolto molto bene: "Un documentario affascinante e mistico. Un lavoro di grande originalità che va al di là del linguaggio cinematografico e trasforma queste silenziose immagini in assolute presenze" (Sentieri selvaggi). "Grazie a una splendida fotografia, come scolpita e trasfigurata. Gröning riesce a far percepire come tangibile la dimensione creaturale, che misura ogni gesto sull'eternità" (Cinefestival). "Certamente uno dei film da vedere quest'anno" (The Globe and Mail), "mai voyeuristico" (Der Spiegel). "Non ho mai visto un film del genere in tutti gli anni che faccio questo lavoro" (Toronto Sun).
Philip Gröning, 47 anni, non è un fan della vita religiosa: i suoi ultimi due film li aveva dedicati a un commando di terroristi e alla storia d'amore tra una prostituta e un disoccupato. Per "Die Grosse Stille" ha dovuto fare per cinque mesi la vita del monaco: sveglia nel cuore nella notte per pregare, canti, messa tutti i giorni, cura dell'orto, barbiere e sartoria, lavoro di ciabattino. Poco tempo libero per girare. "È un mondo molto concreto", dice. "Una fetta di mela, pasti consumati da soli nelle celle, un campo arato… Tutte e due le cose sono molto presenti alla Chartreuse: il mondo concreto, e il congedarsi da esso". Eppure in un luogo "così radicalmente al di là del regno del linguaggio" la difficoltà più grande che ha incontrato, ammette, è stato il rumore che lui stesso provocava, non essendo abituato non solo a tacere ma a muoversi in silenzio come i figli di san Bruno: disturbava il nitido sonoro del film.
Man mano Gröning si è accorto che quello stava diventando non un documentario sulla clausura ma "un film sul vedere le cose e udire le cose con esattezza". Utile perché ciascuno metta a fuoco se stesso, non la strana vita che hanno scelto per sé i certosini. Un film "immerso nel silenzio, ma che non è un film silente". Se la gente corre al cinema in massa, e non si stanca di veder scorrere le sue inquadrature placide e potenti come acqua di fiume è perché - suggerisce il regista - la macchina è riuscita misteriosamente a "mostrare qualcosa di ciò che i monaci stessi vedono". Le monache del Terz'ordine francescano di Montello ce ne parlano, in forma anonima, come piace a loro. Aprendo per un attimo quel silenzio.
Carlo Dignola

giovedì 19 gennaio 2006

Merendine


Tanto per smentire chi va dicendo che ho la scrivania piena di merendine e patatine! La foto è una prova indiscutibile del fatto che si tratta solo di un cassetto!

Vivi

cosa vuoi di più che avere
il solo guaio delle nubi
e un sole nella pelle
su quelle spiagge di vernici
e di silenzi bere
a sorsi piccoli i tuoi baci
come fontanelle
mattino presto e code splendide
di primavera stanchi di vento
e non di noi

cosa vuoi di più
entravamo in quella casa
senza tende senza niente dentro
e al centro su una sedia
sopra il mondo ci amavamo
in un abbraccio sospirato
come un ballo lento
e con le labbra morse
e pallide c'inseguivamo
l'ultima nostra faccia

cosa vuoi di più che andare
mettendo tutta l'aria
di una sera nei polmoni
come aquiloni nelle vie degli altri
camminare cercando
una paura nuova
e il buio di portoni
tirarti su la gonna
farlo in piedi e assaporare
la nostra dura affinità

cosa vuoi di più stavamo
senza vestiti senza tempo
senza altro sotto
il tuo cappotto e con le gambe
ci accarezzavamo
e un cielo pesto
e Dio se la mandava giù a dirotto
e dentro agli occhi allarmi
a bestemmiarci io ti amo
riflessi americani

che vuoi di più che avere
il solo guaio delle nubi
e non vedere mai chi soffre
e muore e non ha dubbi
tanto è lontano e non lo sai

lunedì 16 gennaio 2006

Il computer che legge nel pensiero

Incredibile davvero. In Internet c'è un giochetto che consiste nel far indovinare al computer l'oggetto a cui si sta pensando in quel momento. Funziona così: si pensa a un oggetto qualsiasi, il programma fa 20 domande in tutto e alla fine - incredibile ma vero - l'oggetto viene indovinato. Provare per credere! L'indirizzo è http://y.20q.net/anon.

domenica 15 gennaio 2006

Polvere di stelle

Uno dei momenti più tristi della mia vita è stato quando, osservando un indimenticabile cielo stellato dalle montagne austriache, qualcuno si è avvicinato e mi ha detto: «Guarda che le stelle che vediamo adesso potrebbero essere già scomparse». Già, perché la distanza è talmente elevata che la luce ci impiega tanto tempo per attraversare l'universo. Migliaia di anni, durante i quali, appunto, la stella potrebbe essere nel frattempo morta. Ma come fa una stella a morire? Eppure, purtroppo, è così. Ma noi qui sulla Terra, che siamo dei sognatori, non possiamo accettare che una stella possa morire.

Così abbiamo (il plurale maiestatis non implica necessariamente alcun mio merito personale nella vicenda, ovviamente, ma è solo per indicare il genere umano, al quale tuttavia appartengo) inviato una sonda spaziale nientemeno per raccogliere della polvere di stelle. E oggi, per la prima volta, arriverà sulla Terra della vera polvere di stelle. La porterà tra noi la sonda americana Stardust, che ha raccolto la polvere dalla cometa «Wild-2», forse nata dall'esplosione di una supernova. In passato i primi campioni di un corpo celeste portati sulla Terra erano stati quelli delle missioni Apollo sulla Luna.

Dalla polvere stellare gli esperti sperano di ricavare informazioni preziose per poter ripercorrere la storia del sistema solare, a partire dall'epoca in cui è stimata la sua nascita, vale a dire 4,5 miliardi di anni fa. Che poi è tantissimo, rispetto alla durata media della vita umana. Ma cosa ci vogliamo fare? Forse siamo anche noi polvere di stelle.
Fabio
io sperai di esser tra quelli
che camminano le vie ribelli
stelle di stelle
sudici eroi
quei cialtroni degli artisti
scopatori pederasti tristi
incantatori aquilonisti egoisti
quelli che qualcuno cresce
al riparo dalla realtà
fuori dai guai senza un'età
soli
quelli che son tutto e niente
che non vivono mai veramente
ma neanche poi muoiono mai
io in che parole fuggirò
polvere e sere corse via
dentro il bicchiere
clessidra che butto giù
può il cielofinire qui
ci pensi?
i fiori recisi ancora
profumano
ci credi ?
può il mare fermarsi
primadell'orizzonte
lo vedi?
può mai una storia sfuggire
se tu non vuoi morire
senza di noi
anche le stelle bruciate lassù
viaggiano per l'eternità
a illuderci negli occhi
che per sempre c'è
una luce su chi non sa più cantare
come un timbro dolce agro
si staccò da quel suo corpo magro
e un fumo blu l'accarezzò
stanco jazz nello sgabello
madre il suo microfono cullò
e ci soffiò suoni d'uccello
nelle pieghe delle mani
sciolse il tempo con monotonia
sempre così fu questa mia storia
spinse tutto il fiato in gola
e una lunga ruvida parola
e il mondo lì senza di noi
anche le stelle bruciate lassù
dal palco scesero a popolare i sogni della gente
si spense il viso il suo sorriso e la voce

Malati di email

Dal «Corriere»:

Il 75% di chi usa la posta elettronica ammette: non può più farne a meno
«Creano dipendenza»: 3 su 4 malati di email
I «disciplinati» leggono i messaggi due volte al giorno, i «compulsivi» di continuo


MILANO - La prima cosa che fanno appena aprono gli occhi è accendere il computer (che la sera precedente avevano opportunamente lasciato ai piedi del letto). Mentre il portatile fa le sue operazioni di caricamento, loro si lavano la faccia. Così, con gli occhi rinfrescati e attenti, sono pronti a premere quel pulsantino: «ricevi».

La giornata di un «email-dipendente» comincia così. Secondo una ricerca commissionata dalla Symantec (software per la sicurezza dei computer) il primo check è alle 8.40, ma si tratta di quello al lavoro, perché in realtà un vero dipendente da posta elettronica si collega con la sua casella molto prima di arrivare in ufficio. Che si tratti di mail lavorative o personali, gli italiani stanno diventando dei maniaci. Almeno tre su quattro di quelli che usano un computer soffrono di dipendenza da messaggi elettronici e il 75 per cento di loro ammette di non poterne fare a meno, temendo l'«intossicazione». «Ciò che preoccupa — spiega Marco Riboli, Country manager della Symantec Italia — è il fatto che quasi il 40 per cento del campione ha un approccio malsano ai messaggi di posta elettronica». Lo studio infatti raggruppa i mail-addict in quattro categorie: i disciplinati (49%), che hanno (per ora) ancora un rapporto equilibrato con la loro casella personale e la controllano in media due volte al giorno, la mattina e la sera. Il loro, secondo la ricerca, è un atteggiamento «rilassato».

Diverso da quel 21 per cento che si definisce «dipendente totale»: confessa di scaricare (spesso a vuoto) compulsivamente la posta elettronica nelle 2,6 ore di media al giorno che trascorre online. «Non è il mio caso — ridacchia Victoria Cabello, anima del talk-show Very Victoria su Mtv —, ma quello del mio fidanzato (l'artista Maurizio Cattelan, ndr), lui sì, appena si sveglia la mattina deve scaricare la posta, io divento un po' maniaca ma solo per motivi di lavoro, se devo mandare articoli o ricevere del materiale, in vacanza per esempio stavo impazzendo, perché non riuscivo a connettermi alla mia casella». Ma di solito, «sono una pigra, anzi evito di aprire la posta per il terrore di ricevere messaggi dal mio commercialista!».
Andrea Pezzi, ideatore e conduttore di Tornasole su Raidue, rientra invece nei «tecnofobici» (10%): «Ricevo centinaia di mail al giorno, in due settimane ne ho scaricate 1.228, ma della posta elettronica ne farei volentieri a meno». Anche perché, spiega, lui soffre di un'altra dipendenza, quella da «risposta alla mail»: «Se ricevo un messaggio non riesco a non rispondere, magari anche solo una riga ma devo farlo». Forse lui, vista la quantità delle mail ricevute, potrebbe rientrare anche nel gruppo dei «sopraffatti» (6%), quelli che si sentono bombardati e non sanno come reagire. Un piccolo consiglio? Premere la «X» di «elimina».

Claudia Voltattorni
14 gennaio 2006

giovedì 12 gennaio 2006

Thanks for birthday


Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato, ieri sera al ristorante «I Silos» di Caleppio di Settala (Milano) alla cena per il mio compleanno. Mi spiace avervi portato così fuori mano, ma credo che la cena abbia meritato un tragitto così lungo. Buone soprattutte le Zolle...

Menù di pesce
Antipasti
Fantasia di mare
Cozze e vongole calde
Cocktail di gamberetti
La bruschetta del nonno
Primi Piatti
Spaghetti alle vongole
Risotto ai frutti di mare
Risotto all'aragosta
Secondi Piatti
Grigliata mista di mare
Orata al forno
Patatine fritte
Dessert a scelta
Caffè
Vino bianco della casa in bottiglia
Acque minerali e Bibite a volontà
Menù di carne
Antipasti
Affettati misti
Sfiziosità dello Chef
Primi Piatti
Risotto o penne con sughi a scelta
Secondi Piatti
A scelta tra: 20 piatti in listadi Manzo,
Vitello, Maiale,Pollo e Tacchino
Patatine fritte
Dessert a scelta
Caffè
Vino rosso della casa in bottiglia
Acque minerali e Bibite a volontà

martedì 10 gennaio 2006

Pollame (e aviaria)

Riflessione delle 15,50. Stamattina sono entrato nel pollaio che c'è dietro la casa di Laura. Invece poco fa ho acceso la tv su Canale 5 e ho visto per qualche minuto il programma della De Filippi. E non ho notato alcuna differenza. Speriamo l'aviaria serva a qualcosa...

lunedì 9 gennaio 2006

Le cronache di Lasagna

Per la serie «Conosco persone che sarebbero brutte anche in Corea», ebbene sì, questa sera sono andato a vedere «Le cronache di Narnia». Purtroppo. E il post potrebbe finire qui. Invece aggiungo che mi sono praticamente annoiato per due ore e poco più. Davvero una scontatezza dietro l'altra. E dietro l'altra, l'altra e l'altra ancora. Riassumendo: quattro fratelli - due femmine e due maschi - di età compresa tra i 6 e i 16 anni (credo), mentre il padre è sul fronte della Seconda Guerra Mondiale, vengono spediti in una mega villa di un misterioso e non ben precisato "professore".
Qui scoprono che un armadio è in realtà una porta (Stargate? almeno...) per un'altra dimensione. Narnia, appunto. Paese semi incantato (come gli spettatori. Ah, no: quelli erano appisolati...), dove ovviamente i quattro fratelli sono attesi da cent'anni perché il tutto rientra - ovviamente - in una profezia. Ovviamente. E ovviamente questi fanno la guerra a fianco di non ben precisati mostriciattoli e animali parlanti (evitiamo di commentare il doppiatore del leone, per favore... capito Dario?) e ovviamente non starò qui a dire se alla fine ovviamente vinceranno oppure, meno ovviamente, no. Mica svelo i finali dei film, io. Insomma ti rialzi dalla poltrona dopo due ore e tot minuti e ti chiedi: «Ma quale diavolo è il significato di quello che ho appena visto?».
Forse troppo profondo per essere compreso con siffatta tempestività? Mah... Poi quando ti guardi intorno e scopri che tutti si stanno chiedendo la stessa cosa, ti senti un po' meno fuori luogo. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che il cinema in questione - non facciamo pubblicità, per l'amor del cielo (è il multisala Ariston di Treviglio) - aveva dei seri, serissimi, troppo gravi problemi nell'impianto audio, il risultato è che forse era meglio stare a casa. Tanto l'armadio ce l'ho anche qui in camera. Mi manca il leone, ma posso sostituirlo con il mio gatto Birillo (che un po' gli assomiglia), e pure la strega. Beh però di queste, in giro, ce ne sono fin troppe!...

domenica 8 gennaio 2006

Quando le cose non sono come pensavamo

Il paese di Don Camillo e Peppone: precisazioni di Carlotta e Alberto Guareschi

«In tutti i racconti del Mondo piccolo non compare mai il nome del paese di don Camillo e Peppone e noi pensiamo che nostro padre lo abbia fatto per permettere a tutti i suoi lettori di pensare che potrebbe trattarsi del "loro" paese. Un'indicazione sulla sua collocazione ce la dà nostro padre all'inizio del primo libro della serie, Mondo piccolo - Don Camillo: "Il piccolo mondo del Mondo piccolo (...) non è in nessun posto fisso: il pasese di Mondo piccolo è un puntino nero che si muove, assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l'Appennino. Questa definizione può andare bene per quelli che pensano che si sia ispirato a Brescello. Noi però sappiamo che tutte le sue fonti di ispirazione sono nella nostra zona e che il paese al quale si è ispirato è Roccabianca (PR) nella cui frazione (Fontanelle) è nato. Infatti, quando Julien Duvivier, il regista che avrebbe poi girato il primo e secondo film della serie, cercava il paese dove girare gli esterni, nostro padre lo condusse subito a Roccabianca. Al regista però il paese sembrò inadatto perchè la piazza non era di fronte alla chiesa ma di fianco, e proseguì per conto suo la ricerca, arrivando alla fine a Brescello, paese ideale per la sua configurazione».

Incroci pericolosi


Va bene che alcuni incroci sono davvero pericolosi. Ma guardate un po' che razza di soluzione hanno trovato per un incrocio di Treviglio! Qualcuno avrà già capito dove ci troviamo: in largo Dante, dove si incrociano le ex statali 42 del Tonale e 11 Padana Superiore. Un nodo cruciale per la viabilità della trafficata Treviglio! Ma il dubbio è: ci sarà anche la chiamata pedonale? Speriamo...

sabato 7 gennaio 2006

Sbattimento

Lavoro

«Il proprio mestiere è quello che si fa senza fatica»

Alessandro Baricco (1958), scrittore

venerdì 6 gennaio 2006

Reginella

È l'una senza luna, senza te
e senza la mia stella.
Dopo non l'ho cantata più
la tua canzone, Reginella.
Ti dissi proprio una idiozia
forse per farti torto,
quando ti urlai
che era durata pure troppo.
Il cuore lo trovai in corsia
caduto mezzo morto
poi si rialzò, ma restò zoppo
a vita.
Dicevi di essere di Napoli
ma non c'eri mai stata
e se si usciva avevi sempre su
qualcosa un po' scollata.
Anche quei nomi che inventai
quando li pronunciavo
non era chiamarti
ma per sospirarli.
Nemmeno un gatto ti comprai
o un uccellino schiavo
compagno di segreti
e per imprigionarli
fabbricai le reti
ma una bella gabbia no...
Lo so, Reginè, che mi hai voluto bene
forse più di me
e quello ti rimane:
sopra il letto delle nostre cene
non c'era un granchè,
c'eri tu Reginè.
Ma perché hai dato un po' di te
a ognuna delle altre donne,
quanto di te darai agli uomini
per farmi stare insonne?
Chissà se amavi proprio me
nel tempo in cui mi hai amato
ma proprio me hai smesso tu
di amare un giorno.
Ed io incendiai tutto di te
ma si smorzò bagnato
dal pianto del rimpianto
che pioveva intorno
al mio annuncio affranto
triste vedovo di te.
Lo sai, Reginè, che ti ho voluto bene
e mai l'ho detto a te
ci ho fatto una canzone
e almeno questa ti appartiene
come un po' di me Reginè
Reginella balla, Reginè bella,
finché vorrai ballare
anche se il tuo re
non ti potrà vedere
nel passato ti verrà a cercare
e dicono che se ne va
camminando in fondo al mare
danzando...

lunedì 2 gennaio 2006

BUON 2006

Scrivere

«Mi sento letteralmente male se sto un po' di tempo senza scrivere. È come una droga. Questo vuol dire che ho nuove idee, ma potrebbero anche non valere niente. Non sono buona a fare altro, se non a scrivere».
Joanne Kathleen Rowling