venerdì 6 gennaio 2006

Reginella

È l'una senza luna, senza te
e senza la mia stella.
Dopo non l'ho cantata più
la tua canzone, Reginella.
Ti dissi proprio una idiozia
forse per farti torto,
quando ti urlai
che era durata pure troppo.
Il cuore lo trovai in corsia
caduto mezzo morto
poi si rialzò, ma restò zoppo
a vita.
Dicevi di essere di Napoli
ma non c'eri mai stata
e se si usciva avevi sempre su
qualcosa un po' scollata.
Anche quei nomi che inventai
quando li pronunciavo
non era chiamarti
ma per sospirarli.
Nemmeno un gatto ti comprai
o un uccellino schiavo
compagno di segreti
e per imprigionarli
fabbricai le reti
ma una bella gabbia no...
Lo so, Reginè, che mi hai voluto bene
forse più di me
e quello ti rimane:
sopra il letto delle nostre cene
non c'era un granchè,
c'eri tu Reginè.
Ma perché hai dato un po' di te
a ognuna delle altre donne,
quanto di te darai agli uomini
per farmi stare insonne?
Chissà se amavi proprio me
nel tempo in cui mi hai amato
ma proprio me hai smesso tu
di amare un giorno.
Ed io incendiai tutto di te
ma si smorzò bagnato
dal pianto del rimpianto
che pioveva intorno
al mio annuncio affranto
triste vedovo di te.
Lo sai, Reginè, che ti ho voluto bene
e mai l'ho detto a te
ci ho fatto una canzone
e almeno questa ti appartiene
come un po' di me Reginè
Reginella balla, Reginè bella,
finché vorrai ballare
anche se il tuo re
non ti potrà vedere
nel passato ti verrà a cercare
e dicono che se ne va
camminando in fondo al mare
danzando...

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