All'inizio pensavo sempre alla stessa immagine. Io che mi giro indietro, chissà poi perché, e ti guardo. Tu che alzi la mano destra dal letto e con gli occhi più che con la bocca mi sussurri ciao. Io sorrido e cammino nel corridoio dell'ospedale mentre la tua immagine scompare dietro la porta. Non sapevo in quell'indimenticabile istante che sarebbe stata l'ultima volta che mi salutavi, che vedevo i tuoi occhi aperti. Per mesi, forse anni ho ripensato a quel momento, al fatto che avrei potuto tornare indietro, dirti grazie per tutto. Dire qualsiasi altra cosa, pur di stare ancora lì con te per qualche secondo, qualche minuto, qualche ora. O anche non dire niente, stare lì per recuperare i momenti in cui non ti ero stato accanto. In cui la vita, questo strano lavoro o altre persone ci avevano tenuto lontano. Ma adesso ho capito.
Sono serviti cinque anni, ma alla fine anche io, cocciuto come sono sempre stato, ho capito. Che non sarebbero stati quei cinque minuti in più che avrei desiderato ma che non ci sono mai stati, non era quel saluto, lui stesso incosapevole di essere l'ultimo ma tanto dolce da diventare indimenticabile, a imprimersi nella pellicola della mia mente come il ricordo più caro di te. Col passare degli anni sono riaffiorati nell'album del mio passato alcuni momenti che mentre li vivevo mi apparivano come consueti, ma che invece adesso stanno assumendo un significato più prezioso. Le centinaia di disegni, le passeggiate in campagna, la camomilla della sera, le mattine in bici a Treviglio, per le quali mi preparavo come dovessi andare chissà a quale importante appuntamento. Adesso per andare a Treviglio ci metto sette minuti, in macchina. E nemmeno ci penso più. Ma non c'è più l'aria che mi fa volare indietro i capelli e anche i capelli sono decisamente di meno: so che sorrideresti leggendo questa frase, come sorridevi quella volta che ti dissi che quelle bistecche della mensa scolastica erano talmente sottili da sembrare delle fotocopie, non come quelle che mi facevi tu. Un altro momento che mi fa sorridere ancora adesso.
Ecco, proprio quei piccoli istanti di passato, più indietro nel tempo rispetto all'ultimo periodo così triste, stanno prendendo il sopravvento nella mia mente. Così adesso riesco a guardare la tua foto senza rattristarmi perché non ci sei più, ma pensando a quanto saresti, a quanto sei orgogliosa se faccio qualcosa secondo quei principi di rispetto degli altri, di umiltà, di dignità e di riservatezza che anche tu mi hai insegnato, dal primo all'ultimo momento. Il primo momento, appunto, quello in cui tu mi hai preso in braccio all'ospedale e mi hai guardato, ma dove io, neonato, non ti potevo ancora vedere. E quell'ultimo istante, in cui io vedevo te mentre ti coprivano il capo con il telo di lino e invece eri tu a non potermi più vedere.
All'inizio l'idea che non ti avrei più visto o parlato era per me incomprensibile. Poi ho capito che quello che conta è far tesoro dei momenti passati insieme. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di essere in quella sera d'agosto, quando guardavamo le stelle e tu mi dicevi che la vita era tanto bella, che ci sono tante piccole cose che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, che però non vediamo ma per le quali vale la pena di vivere. Mi piace pensare che questi pensieri, che chiunque può leggere in qualsiasi parte del mondo si trovi, da qualche altra parte li stia leggendo anche tu. Ma mi emoziona ancora di più immaginare che queste stesse frasi già le conoscevi prima ancora che le scrivessi.
Sono serviti cinque anni, ma alla fine anche io, cocciuto come sono sempre stato, ho capito. Che non sarebbero stati quei cinque minuti in più che avrei desiderato ma che non ci sono mai stati, non era quel saluto, lui stesso incosapevole di essere l'ultimo ma tanto dolce da diventare indimenticabile, a imprimersi nella pellicola della mia mente come il ricordo più caro di te. Col passare degli anni sono riaffiorati nell'album del mio passato alcuni momenti che mentre li vivevo mi apparivano come consueti, ma che invece adesso stanno assumendo un significato più prezioso. Le centinaia di disegni, le passeggiate in campagna, la camomilla della sera, le mattine in bici a Treviglio, per le quali mi preparavo come dovessi andare chissà a quale importante appuntamento. Adesso per andare a Treviglio ci metto sette minuti, in macchina. E nemmeno ci penso più. Ma non c'è più l'aria che mi fa volare indietro i capelli e anche i capelli sono decisamente di meno: so che sorrideresti leggendo questa frase, come sorridevi quella volta che ti dissi che quelle bistecche della mensa scolastica erano talmente sottili da sembrare delle fotocopie, non come quelle che mi facevi tu. Un altro momento che mi fa sorridere ancora adesso.
Ecco, proprio quei piccoli istanti di passato, più indietro nel tempo rispetto all'ultimo periodo così triste, stanno prendendo il sopravvento nella mia mente. Così adesso riesco a guardare la tua foto senza rattristarmi perché non ci sei più, ma pensando a quanto saresti, a quanto sei orgogliosa se faccio qualcosa secondo quei principi di rispetto degli altri, di umiltà, di dignità e di riservatezza che anche tu mi hai insegnato, dal primo all'ultimo momento. Il primo momento, appunto, quello in cui tu mi hai preso in braccio all'ospedale e mi hai guardato, ma dove io, neonato, non ti potevo ancora vedere. E quell'ultimo istante, in cui io vedevo te mentre ti coprivano il capo con il telo di lino e invece eri tu a non potermi più vedere.
All'inizio l'idea che non ti avrei più visto o parlato era per me incomprensibile. Poi ho capito che quello che conta è far tesoro dei momenti passati insieme. Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di essere in quella sera d'agosto, quando guardavamo le stelle e tu mi dicevi che la vita era tanto bella, che ci sono tante piccole cose che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, che però non vediamo ma per le quali vale la pena di vivere. Mi piace pensare che questi pensieri, che chiunque può leggere in qualsiasi parte del mondo si trovi, da qualche altra parte li stia leggendo anche tu. Ma mi emoziona ancora di più immaginare che queste stesse frasi già le conoscevi prima ancora che le scrivessi.
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