È passato esattamente un anno. Ma quel "flash" Ansa me lo ricordo come fosse ora. "Il Papa è morto". Una frase brevissima, tanto amara nella sua freddezza, ma altrettanto ricca di significato. Quel grande uomo che era stato Karol Wojtyla se n'era andato per sempre. L'uomo, appunto, se n'era andato da questo mondo. Ma non la persona, quello che Papa Giovanni Paolo II ha fatto nei suoi lunghi anni di pontificato. Soprattutto il suo insegnamento, quello di "non avere paura", nemmeno di fronte alla morte, come ha esemplarmente fatto anche lui. Ma non avere paura in generale, per far prevalere l'amore all'odio. In ogni piccola cosa che si fa. Un insegnamento che il mondo non ha dimenticato: lo testimoniano le migliaia di persone che oggi si sono riversate in piazza San Pietro. Questo Papa non è stato dimenticato e difficilmente lo sarà. Sia per il suo spessore storico senza precedenti, sia - e secondo me è un aspetto altrettanto rilevante - per il messaggio interiore che ha saputo infondere a tutte le persone, forse per primi i giovani. Proprio tra i giovani ho avuto la fortuna, nel 1997, di essere accanto al Santo Padre: mi è passato di fronte sulla "papamobile" bianca, per un istante il suo sguardo ha incrociato il mio. L'emozione è stata forte e in quel momento non capivo perché. L'ho capito il 13 settembre scorso, quando ho fissato il marmo della sua tomba nelle grotte vaticane. L'emozione è stata la stessa e solo in quel momento il messaggio mi è stato chiaro. Se l'amore è davvero grande, allora può davvero andare oltre la morte. Grazie, grande Papa e grande uomo. Come ho scritto un anno fa, non ti avrei dimenticato. E così è stato.
domenica 2 aprile 2006
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