Da campanilista quale (come sanno tutti) sono, è ovvio che il primo particolare che ho notato ne "Il diavolo veste Prada" è la presenza (talmente evidente da essere sicuramente voluta) di diverse bottiglie dell'acqua minerale di casa nostra, la San Pellegrino. Visto che in America non sono soliti bere acqua gassata, o meglio che la bevono solo i vip nel senso che costa come una bibita e dunque non tutti se la possono permettere come qui da noi, ho pensato che lo sceneggiatore volesse in qualche modo far notare la raffinatezza della redazione del mensile dove la protagonista - la bella Anne Hathaway - si trova a lavorare, inizialmente suo malgrado. Il film è davvero piacevole. Non è vero che in sala c'era pieno di omosessuali - come più di una persona mi aveva detto prima che andassi a vederlo - e di sicuro tratta un tema di evidente attualità. Il problema è che mi aspettavo che venisse trattato più in generale, invece il film racconta esclusivamente della vicenda, umana e lavorativa, della protagonista, che riesce a far carriera all'interno di una redazione direttrice-centrica (vale a dire dove tutto ruota attorno alla direttrice Miranda Priestly, che altro non è che una riuscitissima Meryl Streep) a scapito della sua vita privata. Pensavo che "Il diavolo veste Prada" attaccasse il mondo della moda più che il mondo del giornalismo (sempre nel settore della moda). Invece il film racconta, in pratica, che se si vuole fare carriera in un importante giornale di moda newyorkese si devono lentamente - anzi, nemmeno troppo - perdere di mira quei valori sulla base dei quali, fino al giorno prima di entrare in servizio, si aveva vissuto. Si entra in un vortice senza ritorno, un circolo vizioso che porta al primo piano la carriera (femminile) e all'ultimo gli affetti e i valori. Ma questo cosa c'entra con la moda? Non accade, in America, in tutti i settori del business, quando a voler sgombettare per diventare qualcuno è una donna? E allora, siamo onesti: questo film dovevano intitolarlo "Il diavolo veste Times". Comunque andatelo a vedere: non perché ci vanno tutti - la frecciatina è ai miei concittadini di Treviglio che, ahimé, fanno le cose perché le fanno tutti: di recente la moda è andare a quel bar vicino alla polizia locale, ecco il motivo per cui non ci vado mai - ma perché davvero merita di essere visto.
sabato 21 ottobre 2006
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4 commenti:
Interessante e, credo, condivisibile punto di vista. Se qualcuno fosse interessato alla mia più concisa opinione sul film, lo invito a passare dal blog.
Perchè dal blog non si legge cheh ho fatto il commento anche se il commento c'è?! Mondo crudele, questa è opera diabolica!
Ma io li vedo entrambi i tuoi commenti. E anche la pubblicità al tuo blog! ;-D
non ho capito bene..finito il film hai fatto un sondaggio sulle tendenze sessuali del pubblico presente...?
sintesi fabio,sintesi!sei un giornalista dopotutto!!:D
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